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Con Bledar da Vito

Appena entro nella sua casa, Vito mi raggiunge sulla porta, mi dà una sberla e mi ordina di spogliarmi. E’ quello che succede sempre e l’avevo anche anticipato a Bledar, il mio giovane amico albanese aspirante marchetta che voleva vedere dal vivo una mia sessione di sottomissione, ma lo stesso la cosa lo sbalordisce e lo imbarazza: arrossisce fino alle orecchie. Vito è massiccio autoritario, ruvido. Una bomba sexy (come si vede dalla foto). Squadra anche Bledar con aggressività. “Muoviti troia ho bisogno di svuotarmi“, non sono ancora del tutto spogliato e mi spinge la faccia sul suo gonfiore. Bledar è seriamente spaventato. Ha provato qualche volta con me a fare il bulletto ma non gli riesce bene. Anche nella vita: al primo tentativo di furtarello trascinato da suoi connazionali stronzi è stato preso e rimandato in Albania. Questo due anni fa, è tornato da poco e quando incontrandoci la prima volta gli ho chiesto di pisciarmi in bocca siamo entrati in argomento sottomissione e si è mostrato subito molto interessato all’idea che ci fossero in giro moltissime latrine umane che lo avrebbero pagato solo per leccargli i piedi o appunto farsi pisciare in bocca. Io intanto sto lavorando l’arnese ragguardevole di Vito. Anche qui Bledar si turba, il suo cazzetto è forse la metà, in effetti. E’ bello e simpatico, ma non si può dire sia uno stallone. Non ha neanche l’attitudine nervosa e incazzosa di tanti suoi connazionali, che comunque spesso è tutta scena e fanno fatica a darti una sberla che si distingua chiaramente dalle carezze. Vito mi tiene per le orecchie e mi svanga la gola come gli piace fare usandomi senza preoccuparsi minimamente di farmi male o del mio respiro, guardando Bledar con insistenza come a dire “così si fa, hai capito coglione?“. La mia proposta di un incontro didattico aveva divertito Vito, che poi guardando le foto di Bledar sul suo profilo FB si era definitivamente convinto. “Ma sì dai portalo“. Ed eccoci qui. Mi piace fare l’attrezzo didattico.

Per fortuna Vito vuole un po’ riposare il cazzo, perché la mia gola non ce la faceva più, così si gira e devo leccargli accuratamente il buco del culo. Bledar impallidisce. Ho provato una volta a leccare anche il suo culetto morbido e teso (l’ho detto che ha 22 anni?) ma la cosa non gli piaceva, anzi, lo disgustava e soprattutto non lo considerava atto di sottomissione come invece Vito, che giustamente ne gode e che sento spingere per scoreggiarmi in faccia. Quando ci riesce, prroot!, Bledar è semplicemente atterrito. Non ha l’inclinazione del dominante, povero caro. Il suo pallore è di ispirazione a Vito, a cui piace dare spettacolo e ride di gusto. La situazione lo stimola e ci va giù più pesante del solito con le sberle, gli sputi e gli insulti, finché mi mette a pecorina e praticamente gli ordina di mettermi il cazzo in bocca mentre lui mi sfonda dietro. Il povero piselletto di Bledar è a riposo, mi ci vuole un sacco a farglielo crescere mentre Vito mi incula con determinazione e ridendo del suo imbarazzo. Ho già capito cos’ha in mente, ma del resto anche io immaginavo che potesse andare così. Vito accelera il ritmo, ora i suoi colpi decisi in culo mi mandano contro il cazzo di Bledar , che mi entra a ritmo in gola. Sento che si guardano sopra di me mentre Vito mi dà anche sberle sulla nuca. Non ce la faccio più spruzzo sul pavimento con un lungo lamento, che fa indurire un po’ il cazzo di Bledar. O forse lo indurisce il fatto che ha capito anche lui cosa vuole fare adesso Vito che è uscito dal mio culo e ha tolto il preservativo che si era messo. Attira a sé Bledar, lo bacia e poi mi spinge via, “lecca via la tua sborra, latrina“, tira giù la sua testa sul suo cazzo e, come immaginavo, Bledar lo prende subito in bocca senza storie e comincia a pompare, è l’unica marchetta albanese di mia conoscenza che una volta ha voluto provare a leccarmi il cazzo, per capire se reggeva, avevo pensato, nel caso di un cliente solo attivo. Ci dà dentro la troietta, mi sembra mentre lecco tutte le gocce del mio sperma. Vito ride lo gira e comincia a aprirgli il buco con le dita, “senti senti, che figa soda, mica come la tua fogna spanata e fradicia” Bledar evita di guardarmi ma lo capisco dall’odore che ha voglia di prenderlo quanto me, si mette da solo in posizione, è il primo cazzo che gli entra dentro trasalisce, ah ahhh, chissà che bello essere sverginato da un cazzo come quello di Vito, se lo sta godendo tutto, che vacca, che invidia. Lo monta con sicurezza e quasi con gentilezza, che sensibile il mio padrone, senza fretta, se lo vuole godere con calma. Lo cavalca per un buon quarto d’ora, adesso è il puledro che è sfinito, perciò gli suggerisco “stringi le chiappe Bledar”, che mi ascolta, e infatti il padrone si scarica tutto nello sfintere della mia marchetta albanese, ora molto più completa come servizio. “Non toccarti tu, vacca, se vuoi puoi leccare quello che gli esce dal buco“.

Approfitto subito, è il caso di dire dulcis in fundo!

Ma soprattutto grazie

Entri, ti prostri a terra, mi lecchi e adori i piedi, le palle e il culo, ti scopo la bocca e ti svango il culo fino a schizzarti addosso e in faccia… ti lavo col piscio e te ne vai sottomesso, ringraziandomi“. Già questo sintetico ma completo programma sul suo profilo mi aveva fatto eccitare e mi ero dovuto infilare un dildo per avere un po’ di sollievo e sborrare. Due volte. Ma adesso sono qui sulle sue sneaker dove mi sono buttato dopo che avevo trovato la porta aperta all’indirizzo e alla scala che mi ha indicato, entrando spogliato di tutto senza una parola, seguendo le sue istruzioni. Era lì in boxer su una sdraio con i suoi fettoni in primo piano. Avrei dovuto chiedere il permesso ma mi sono subito messo a baciargli le suole e ora sto leccando e baciando le scarpe aspirando forte per intercettare l’odore che spero di sentire quando me lo permetterà, intanto lavoro bene di lingua e labbra mandando mugugni per comunicargli la mia adorazione e la mia totale sottomissione. Sto facendo bene perché mi ha già premiato con un “Brava vacca“, togliendosi entrambe le sneaker, coprendomi la faccia con i calzini umidi e riempiendomi i polmoni di un odore caldo e fragrante. Dopo che ho ciucciato ben bene tutto il sudore delle calze, posso finalmente leccare i piedi umidi e morbidi, senza calli ancora, nei suoi trent’anni così ben impiegati. Passo con la lingua dappertutto, in mezzo alle dita, poi bacio i talloni e pompo il pollicione, ha piedi enormi, un 46 aveva detto, perciò è un po’ illusorio il tentativo che però devo fare di prendere in bocca tutto il piede. Ma lui apprezza: “Sì troione ingoia tutto, fammi una pompa al piede” e sento che spinge forte, le unghie sul palato, purtroppo il piede rimane quasi tutto fuori, ma il mio impegno è piaciuto: mi solleva la testa per un orecchio, tira su un litro di catarro e me lo sputa in bocca. Mando giù tutto, se avessi un plug in culo sicuro squirterei dal mio inutile cazzettino. Nel fare il movimento mi sono ritrovato con il buco del culo sul suo pollice “Senti che figa calda” ci entra con il pollicione “te la sfondo a calci?“. “Certo!” vorrei dirgli, ma mi butta giù con la schiena si toglie anche i boxer e comincia a strofinarmi la faccia con le palle e il culo. Il paradiso. Si siede sulla mia bocca di peso. Per fortuna riesco a tirare fuori la lingua, ho le sue palle pelose dure sugli occhi, tutto il suo pelo gagliardo sulla faccia, l’odore del buco mi manda in estasi. Quando sento che spinge per scoreggiarmi in bocca non resisto più e sborro tutto lo sperma che la mie ridicole palline contengono. Per fortuna non se ne accorge e non si distrae e… sproot ecco la zaffata in faccia che cercava di regalarmi.

Io sono devastato e svuotato dalla mia sborrata ma lui è solo all’inizio e qui l’unico piacere che conta è il suo. Si stende sopra la mia faccia e mi mette il cazzo in bocca e comincia a scoparmi. Ma si sa che non è una posizione comoda. Ci piace immaginarlo, nel porno se ne vedono ma sono cose finte appunto: le bocche delle latrine umane al servizio dei maschi veri non sono nel posto giusto per essere scopate come si deve. Anche in ginocchio, volendo: va bene per una pompa, non per usare davvero una bocca come se fosse la figa. Mi tira su alzandosi, mi prende per le orecchie e mi spinge giù in gola il cazzo un po’ di volte anche brutalmente, grugnisco per fargli capire che può svangare quanto vuole e che il riflesso del conato me lo hanno tolto anni fa due superdotati che adoravano sborrarmi direttamente nell’esofago (mi chiamavano ridendo “vieni caro che ti facciamo la gastroscopia”). Ma anche con chi può ingoiare qualsiasi cosa come me, per il maschio l’unica postura accettabile per un facefucking è con la troia stesa a pancia in su e con la testa che penzola giù da un letto o da un poggiapiedi, come questo dove mi sistemo appena posso. Oh adesso sì che fa sul serio. Ci dà dentro e lo sento bene in fondo. Avrò mal di gola per una settimana.

Bravo non avevo ancora trovato nessuno così resistente” dice quando ormai la testa mi gira per il principio di asfissia. “La prossima volta chiamo un po’ di amici che gli faccio provare anche a loro la tua figa davanti“. Io non connetto tanto ma capisco che è proprio soddisfatto e che mi sta davvero tirando su le gambe per scoparmi. E’ il premio finale, mi dico. Ci va giù pesante anche così e visto che è in posizione mi sputa in faccia un paio di volte, per sicurezza tengo la bocca bene aperta ma purtroppo non ha molta mira. Per premiarmi di nuovo abbranca le sue mutande pisciose e me le ficca in bocca. Il suo cazzo ben duro e lungo che mi scava dentro, la sua faccia incazzosa che invece di tutto quel bendidio in culo sembra mi stia dando bastonate, le sberle che mi dà, l’odore di piscio nelle sue mutande, la gola devastata: sborro. Non ho mai bisogno di toccarmi con un cazzo in culo per venire, ma ero già venuto poco fa, è incredibile questa seconda squirtata. “Ma che vacca” commenta lui giustamente, e gli viene anche da ridere al pensiero di quanto può godere nello sfintere una troia rottainculo ma sta venendo e lo tira fuori per spruzzarmi la sua sborra tutta in faccia.

Restiamo per un po’ così, io cerco di fermare con le mani la mescola delle due sborrate che non coli giù sul pavimento. Me la spalmo addosso e me la lecco, anche per non doverla poi leccare dal pavimento come mi ha ordinato un altro padrone che non badava molto alla pulizia e alla salute dei suoi schiavi. “Aspetta, ti pulisco io” e mi inonda con una pisciata fluviale, bella calda, me la dirige anche sulla faccia, la bevo, “bravo, bravo, così fa una vera latrina umana” e ricevo anche il premio supplementare di potergli asciugae con la lingua le ultime gocce.

Grazie Padrone, grazie davvero penso mentre esco dal suo appartamento.

Weekend con la gabbia, prima giornata

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Che meraviglia il mio fine settimana con il Padroncino R., bello come il sole e porco in modo che i suoi occhioni dolci non farebbero certo immaginare. Come mi aveva ordinato mi sono presentato con indosso la gabbietta la cui chiave gli ho subito consegnato e che ha infilato in qualche cassetto prima di uscire per andare alla sauna. Aveva anche una bella sorpresa per me: voleva passare a una dimensione di plug anale più grande. “Voglio sfondarti definitivamente, quando ti ordino di offrire il culo a qualcuno deve entrare subito, senza nessuna fatica”. Quindi siamo andati al negozio e ci siamo messi a guardare nel reparto plug. Il Padroncino pensava fosse utile passare a un plug non solo più grosso ma anche con la punta, di quelli che quando ti siedi ti fanno mancare il fiato e ti allargano bene tutto, non solo l’entrata. Ovviamente ero daccordissimo. Il Padroncino ha valutato la possibilità di farmi provare quello che aveva scelto subito, nel negozio, perché non era sicuro entrasse tutto, essendo piuttosto grosso rispetto a quello che indossavo; mi ha lasciato per un po’ pensare alla scena… nel negozio c’erano un master orso che sceglieva un collare (e ci stava ascoltando) e un vecchio porco che cercava fra i dvd. Io mi sentivo morire dalla vergogna, stavo comunque già per slacciarmi i pantaloni ma poi ha detto che scherzava. Che cucciolo giocherellone il mio Padrone!

Usciti dal negozio ci siamo diretti alla sauna, io sentivo il mio ridicolo cazzetto premere sulla gabbia al pensiero del pomeriggio che mi aspettava, il Padrone sembrava particolarmente in forma e aveva voglia di sperimentare cose nuove. Sull’autobus ha voluto che mi sedessi con le gambe bene aperte e la patta sbottonata così che la gabbietta si vedesse da fuori. Non è la mia città, ma ero rosso come un peperone. Non ho avuto il coraggio di guardare in faccia nessuno: il Padroncino invece scrutava tutti e all’orecchio mi informava ridacchiando che almeno un paio di persone, fra cui il master orso, ci osservavano e avevano perfettamente capito la situazione.

Già nello spogliatoio il Padroncino mi ha voluto sostituire il plug. Mi ha tolto con un colpo secco quello che indossavo e, senza lubrificarlo, ha cominciato a spingermi dentro il nuovo plug. E’ entrato, ma con uno sforzo che mi ha fatto emettere un sospirone con cui ho attirato l’attenzione di tutti. Il master orso, che era venuto pure lui in sauna, in particolare: si è girato verso di noi e si è accarezzato l’erezione che gli gonfiava le mutande. Queste cose piacciono da impazzire la mio Padrone: è generoso, vuole vedere che procuro godimento ad altri, in qualsiasi forma. Il master orso ha gradito anche quando il Padrone mi ha ordinato di sedermi sul plug per farlo entrare del tutto. Mi sembrava di avere un paracarro nell’ano e mi mancava il fiato, così non mi sono neanche goduto tanto il cazzo in gola che il mio Padroncino ha voluto regalarmi perché tutta la scenetta l’aveva divertito un sacco. Dopo qualche stantuffata il master orso si è avvicinato con un cazzo che così duro ne ho visti pochi, non riusciva neanche a parlare dall’eccitazione. Il Padrone mi ha subito ordinato di soddisfarlo cosa che ho fatto con il massimo piacere e ricevendo in faccia dopo pochissimo una sborrata da un litro almeno. “Bene, bene cominciamo bene” ha commentato il Padroncino mentre mi metteva il collare e mi accompagnava a lavarmi la faccia, “leccati un po’ lì… bravo”.

Dopo la doccia siamo andati ai materassini dove mi ha messo a quattro zampe con la bocca ad altezza di cazzo. Con il collare e il guinzaglio tenuto dal Padroncino, per non parlare della gabbia, la situazione era abbastanza chiara e siccome poi il mio Padroncino è bellissimo (l’ho già detto?) in diversi si sono avvicinati. Come ho detto, è anche generoso e mi ha fatto leccare tutti i cazzi abbastanza duri: un vecchio pancione abbastanza schifoso, e che puzzava pure un po’ di piscio; un cinquantenne tutto sommato in forma ma dal cazzo corto, anche se abbastanza largo; un altro orso pelosissimo che mi ha lasciato un sacco peli in bocca e infine un giovanotto alto e depilato. Questo è piaciuto parecchio anche al mio Padroncino, che lo ha baciato e lo ha invitato a incularmi, ma il depilato ha sorriso gentile e se ne è andato via. Pazienza, la sauna era piena come nelle grandi occasioni.

Una grossa, grossa occasione si è avvicinata poco dopo: un bestione dal cazzo monumentale che si era eccitato per la scena ma non voleva accontentarsi di una bocca. Il padroncino era ansioso di verificare la dilatazione del mio buco con il nuovo plug; perciò mi ha ordinato di mettermi subito in posizione e mi ha stappato il culo. Il cazzone è entrato comunque un po’ a fatica e lo sfondamento si deve essere mostrato benissimo sulla mia faccia, perché il Padroncino è diventato durissimo e mi ha sborrato in faccia mentre da dietro il bestione si impadroniva del guinzaglio e mi strozzava in gola il godimento. Dalla gabbietta il mio povero uccellino trafitto dalle punte dentro ha squirtato disperatamente.

Abbiamo fatto una pausa al bar, dove ho offerto una birra grande al Padroncino. Anche io ho preso una cocacola e gli ho chiesto se poteva insaporirmela, il mio Padroncino ci ha sputato dentro e ha chiesto  al master orso, che era al bancone pure lui, di fare altrettanto e di metterci un goccio di piscia se poteva. “Volentieri” ha detto, ma poi non è riuscito a farsela venire, anche perché ce l’aveva di nuovo barzotto. In ogni caso l’aveva bagnato dentro e in più il Padrone aveva trovato uno schizzo di sperma e ce l’aveva mescolato, perciò ho bevuto tutto con gusto. Poi ci siamo seduti sulle poltrone e il Padroncino ha raccontato al master qualcuna delle cose più umilianti che mi ha fatto fare in pubblico, come leccargli i piedi sul treno Milano Brescia, dove avrei potuto tranquillamente incontrare gente che conosco, o succhiargli il cazzo nel bagno dell’autogrill a Campogalliano, tenendo la porta aperta. Grande divertimento di tutti e tre, e cazzo svettante del master orso, che il Padroncino mi ha ordinato di soddisfare di nuovo mentre lui mi toglieva il plug e ci infilava quattro dita. Dietro il bancone anche il barista rumeno (ufficialmente etero) si massaggiava il cazzo.

Ritappato il buco del culo, soddisfatto l’orso, abbiamo girellato un po’ per la sauna. Sui sorrisi di tutti era stampato chiaro il divertimento per la mia totale umiliazione. Io mi sentivo come se delle precedenti due ore fosse stato girato un video e quel video stesse ora passando negli schermi della sauna. Era come se ogni sborrata mi arrivasse addosso. Il Padroncino aveva una gran voglia di farmi sfondare ancora ma non vedeva niente di abbastanza grosso, perciò siamo entrati un una cabina dove mentre gli pompavo il cazzo stavo con il culo praticamente fuori sul corridoio: chiunque passasse si sentiva in diritto di schiaffeggiarmi, di titillarmi la gabbietta, oppure di spingermi più in fondo il plug. Abbiamo già fatto questo giochino, ma purtroppo stavolta nessuno mi ha stappato e inculato come in certi pomeriggi succede di continuo, e il mio Padroncino viene una o due volte di seguito a vedermi spanare la figa senza pietà. Dopo un po’ infatti per distrarci gli è venuto in mente: “e se provassimo quel gioco della bottiglietta che avevamo detto?”. “Sì dai, ho ancora sete”, ho risposto subito.

Il gioco, che non avevamo ancora mai fatto, consiste nel mettermi in culo una bottiglietta di quelle da 1/4 di litro con il collo verso l’esterno, e aprire una gara di piscio: tutto quello che riesce a entrare io poi lo devo bere. Così siamo tornati dal rumeno e abbiamo preso una bottiglietta che sembrava pensata apposta per quello che avevamo in mente: con due rigonfiamenti uno sopra e uno sotto. Il problema era dove giocare. Per fortuna quella sauna ha un bagno che se tieni aperta la porta metti bene in vista una turca. Va detto che, ormai, tutti i più maiali del posto seguivano attentamente la telenovela della mia degradazione, aspettando di vedere cosa il mio Padrone mi avrebbe combinato. Perciò mentre mi mettevo a quattro zampe sulla turca eravamo già circondati e quando ancora il Padroncino spiegava le regole ho cominciavo a sentire un fiotto caldo sulla schiena, poi un altro. “Che vacca” e “che cesso umano” erano i commenti più carini che sentivo.“Tira su il culo, non sta entrando niente” ha gridato il Padrone irritato, così mi sono piegato tutto sulla turca, anche se mandava un puzzo tremendo, mentre dalla quantità di piscia che mi colava dal collo e mi scendeva sulle gambe pensavo fossero almeno in sette otto che mi stavano inondando.

“Niente, così non va” ha detto il Padrone togliendomi senza tanti complimenti la bottiglietta dal culo quando la prima batteria di maschi mi aveva versato addosso tutta la vescica. “E’ vuota”. “Proviamo davanti”, così me l’ha messa in bocca, senza pulirla, e ha riaperto la gara. Adesso il bersaglio era praticamente la mia faccia e ho dovuto chiudere gli occhi, ma avevo fatto in tempo a vedere che stavo per bere, mescolata, la piscia di un sessantenne ben messo, di un trenta-quarantenne con il barbone talebano, di una marchetta rumena ossigenata, ovviamente del master orso, infine c’era pure un pischello magrolino e sexyssimo che ho sperato tanto avesse una buona mira. Funzionava! sentivo in bocca la bottiglietta che si riempiva di liquido caldo. Qualcuno trovava divertente cercare di centrarmi piuttosto gli occhi e dovevo tenerli serrati forte. Arrivava tanta di quella piscia calda e puzzolente che mi sono sentito il cesso più lurido dell’universo. Infatti ho avuto un altro orgasmo.

La bottiglietta era ormai piena; il Padroncino è venuto a togliermela e l’ha alzata come un trofeo. “Vaiii” e si è levato insieme un coro di esultanza. Il talebano si è avvicinato per finirmi la pisciata addosso. “Pulisci bene a tutti” ha ordinato il Padrone e ben volentieri ho raccolto le ultime gocce dalla cappella moscia del talebano, che aveva un sapore dolce, fin troppo. Del sessantenne non ho sentito il gusto, ho cercato di fare in fretta, mentre al pischello mi sono attaccato sperando che gliene venisse ancora un po’, ottenendo solo di farglielo diventare duro. “Dopo dopo” mi ha rimproverato il Padrone: “Adesso bevi prima che si freddi”. Quando prendo piscia o sborra in faccia il Padrone vuole che tenga le mandi dietro la schiena, come se fossero legate, così ha dato la bottiglietta al master che me la facesse sorseggiare mentre lui si segava; “Glu glu glu bevi troia” sorrideva. Adesso tutti si stavano segando sulla mia faccia eccitati dalla devozione con cui gustavo il contenuto della bottiglia e dalla mia faccia devastata. Dai partecipanti oltre a qualche sputo arrivavano commenti propositivi: “La prossima volta con una da mezzo litro”. “Ho qui una borraccia da un litro!”, “Dopo vieni qui che ti cago in bocca”. “Bravo bravo” vedevo che mormorava il Padrone mentre poppavo la buona piscia calda. La sborrata ancora abbondante che mi ha mandato in faccia, la prima delle cinque o sei che sono seguite, confermava la sua soddisfazione.

Siamo usciti dalla sauna che era già buio.

(Lasciatemi un commento se volete che prosegua…)

Omaggio a PadroneCerca (e al Suo Amico)

omaggio

Gli avevo detto da subito che se avesse voluto portare un altro dominante con sé in una delle visite a casa mia sarebbe stato per me, ovviamente, un premio. Ma non aveva mai voluto farlo fino ad oggi, perciò è stato con sorpresa e immenso piacere che, prostrato a terra nudo e mostrando l’ano alla porta come sempre faccio lasciandogli aperta la porta di casa, ho sentito che parlottava con qualcuno entrando. Ancora maggiore piacere ho provato nel sentire una voce estranea ridere alla vista del mio culo busone in fremente attesa. “Ahahaha avevi ragione, così si fa! Posso allora?” ho sentito una bella voce chiara e decisa rivolgersi al mio padrone. “Vai pure, gode proprio a prendere calci questo troione” e per risposta ho sentito le sneaker del nuovo venuto raggiungermi la natica destra con un bel colpo violento che mi ha spinto in avanti di qualche centimetro. “Ahahaha fantastico” ha esultato riempiendomi di orgoglio e mettendomi nello spirito giusto per prendere un’altra bella tranvata sempre a destra, alla quale non ho potuto impedirmi di mandare un gemito di puro piacere. “Godi vacca, godi”  e ha cominciato a tempestarmi i colpi finché uno mi ha colpito, anche se non direttamente, di striscio, i coglioni. Mi sono raggomitolato dal dolore fortissimo. Il mio padrone sta attento a non colpirmi le palle. Sa di poterlo fare se vuole ma non è sadico, gli piace la mia umiliazione: il mio dolore non gli aggiunge piacere, perciò lo evita. “Ei ei non rovinarmelo” gli ha detto, o almeno mi è sembrato perché le vampate di dolore mi toglievano il fiato, vista e udito. Quando sono riemerso colavo bava sul pavimento e sentivo il mio padrone che mi stava toccando le palle e mi chiedeva “proseguiamo?“. Ho detto sì con la testa, mi sono messo ancora in posizione ed erano i calci familiari del mio padrone che adesso sentivo, lui sa come fare per prolungare il suo (e quindi il mio) piacere. Il suo  amico intanto si era messo in piedi davanti alla mia faccia. “Baciali come se fossero i miei piedi” ha detto il padrone e ho cominciato a baciare e leccare le scarpe del suo amico. Lui però ha cominciato subito a togliersele, avendo fretta di farmi sentire come puzzavano di sudore le calze di spugna umide. “Ma che vacca schifosa, senti come tira su, come gode“. “Gli piacciono i piedi sporchi” ha confermato il mio padrone, che sa come premiarmi quando vuole (cioè non lavandosi). “Ciuccia, ciuccia rottoinculo” e intanto i calci del padrone mi spingevano sui piedi del suo amico, che aveva tolto le calze, e me li ficcava in bocca con piccoli calci anche lui che mi grattavano il palato con le unghie del pollice. “È bravo a fare i pompini ai piedi” mi ha onorato il padrone. “E anche a leccare bene fra le dita“. “Pulisci , così” ha commentato il suo amico mentre passavo sistematicamente la lingua fra ogni dito. “Tutto quello che trovi puoi mangiarlo” ha aggiunto ridendo forte e facendo ridere anche il mio padrone (rendendomelo più simpatico). Si sono poi sistemati sul divano entrambi con i piedi sul tavolino per farseli leccare e io mi sono impegnato a fondo per onorarli tutti e quattro mentre giustamente ridacchiavano e godevano della figura da patetico imbecille che stavo facendo. Inizialmente riconoscevo i piedi morbidi e profumati del mio padrone da quelli più callosi e puzzolenti del suo amico ma un buon quarto d’ora di saliva è riuscito a cancellare la differenza di odore. “Brava cagna, adesso c’è qualcosa d’altro da pulire” ha detto alzandosi in piedi il padrone e già lo sapevo che si sarebbe tirato giù le mutante e mi avrebbe affondato la faccia nelle sue natiche.  “Ho cagato prima di uscire ma non mi sono pulito” ha detto ridendo al suo amico. “Davvero? mangia anche la merda?” ha detto stupito. “Non mi piacciono i mangiamerda mi fanno schifo, però mi piace avere il culo pulito, il tuo come è?”. “Sentiamo cosa ne dice questa latrina umana, ma dove l’hai trovato?” e si toglie le braghe tirandosi le mutande fino a scoprire un buco nero e peloso “vieni schifoso lecca qui” ancora stordito dall’odore del buco del mio padrone intravedo il cazzo duro del suo amico, non meno lungo e grosso di quello del mio padrone (che però raramente mi lascia onorare: io sono solo il suo leccapiedi e leccaculo, ne avrà altri più degni di me che lo svuotano forse), ma mi dirigo al suo buco assaporandone l’odore diverso. Sento che parlottano a bassa voce fra loro, non cerco di ascoltare, non mi deve importare, l’unica cosa che conta è il compito che devo svolgere. Ma sento lo stesso l’amico che dice No, dai, davvero?“. “Sicuro – gli dice il mio padrone prova, sforza un po’ vedrai… senza neanche toccarsi, vedrai che ridere“. Emozionato sento che il buco spinge fuori fino a PROOT, PROOOT  una violenta zaffata che mi raggiunge in faccia mentre sto leccando. Anche questo nuovo padrone ha voluto premiarmi con una sua scoreggia in bocca! Non speravo un privilegio così raro. Sento che si sganasciano accorgendosi che, come sempre, non sono riuscito a trattenermi e ho avuto un orgasmo.

Sversamenti

012Incrociato in sauna. Appena intravisto, fisico molto a posto nonostante i 58-60 anni, bella faccia e soprattutto bel cazzo. Senza dirci niente, appena in cabina stabilisce che io sto in ginocchio e lui in piedi e che il suo cazzo nella mia bocca segue le sue voglie non il mio bisogno di respirare.

La mia testa  è nell’angolo e lui in piedi mi scopa la bocca con brutalità, prima scherzosa ma poi sempre più seria, mi libera dalla stretta sempre più tardi, fino a un momento prima del soffocamento. Quando capisce che sta urtando il mio limite di sopportazione mi tira su la testa  e mi fa  inalare del popper. Sono in un bagno di mia saliva, piscio lacrime come se stessi piangendo a dirotto, spaventato e ammirato dalla sua bravura nel controllarmi. Mi schiaffeggia e mi sputa in faccia, poi giù con il cazzo ancora, per periodi sempre incredibilmente più lunghi, non distinguo più il conato di vomito e il respiro, forse mi sono vomitato addosso o forse sono solo venuti su galloni di saliva, il popper aumenta la mia resistenza, tutto si fa annebbiato, sono solo una  bocca da riempire, potrebbe sversarci dentro qualsiasi cosa, anzi, con quel poco di consapevolezza che mi rimane spero che lo faccia…

Chi vuole pisciare dentro la mia troia?

tumblr_p7usadepb71wmpruno1_400 “Vieni anche tu a dare un contributo! Stiamo riempiendo di buona piscia questo frocio, siamo al quarto clistere zeppo e non ci fermiamo finché non gli esce dalla bocca“. Grandi risate in tutta la sauna e io sento davvero un sapore salato e pungente in bocca, ma è la piscia di un tipo che prima, dopo aver riempito il bicchierozzo, ne avanzava ed è venuto a finirla nella mia bocca, aperta su ordine del master. Sono autorizzato a non mandare giù, se non richiesto, ma devo tenere la bocca spalancata appena un qualsiasi cazzo di avvicina.

Il piscio che mi entra dietro è caldo e irrita  un po’ le mie mucose perché sento bruciore. Ma è un tale privilegio essere riempito dell’acqua dei maschi che sono incredibilmente eccitato e la gabbietta che chiude, giustamente, il mio ridicolo cazzetto cola già. Purtroppo al quinto clistere sento che non riesco più a tenere tutto dentro e imploro il padrone di permettermi di farla uscire. “Ma ce n’è ancora una già pronta“. Ho il terrore di non riuscire a trattenermi e di sporcare con una emissione incontrollata lui o i suoi amici. Lo prego ancora. “Ok questa la bevi tutta allora“, certo certo ringrazio e mi avvicino alla turca “No la bevi prima, se no si fredda“. Le loro grasse risate mi inorgogliscono ma sento che sto per esplodere e butto giù molto rapidamente il piscio dei padroni mescolato nel clistere. Imploro il permesso di evacuare. Il master ride di gusto del mio imbarazzo “Mah non so… dai prima lecca un po’ questo cazzo” e indica l’erezione di un giovane uomo appena avvicinatosi, incuriosito dalla piccola folla di spettatori ma ancora di più forse dalla mia posizione implorante e dalla mia faccia sofferente. Ce l’ha eretto e perfettamente diritto. Come mi conosce bene il padrone non c’è niente che possa tenere la mia bocca lontano da un cazzo che mi abbia permesso di pompare. Purtroppo chinandomi al dovuto omaggio il contenuto delle mie viscere non ce la fa più a stare dentro ed esplode fuori, fortunatamente verso il cesso e la turca. “Ma che schifoso” sbotta il padrone, “latrina umana ci hai schizzato sui piedi a tutti, adesso pulisci“. Fra grandi risate dei quattro o cinque spettatori e mortificatissimo di avere sporcato i padroni mi applico a leccare subito tutti i loro piedi. Il padrone mi porta spesso a fare la troia in sauna e a me piace sempre moltissimo far vedere a tutti che incredibile e schifosa vacca posso diventare se opportunamente stimolato. L’unica controindicazione è che in sauna difficilmente i piedi dei maschi in sauna puzzano di sudore. L’ultimo arrivato intanto ha preso confidenza e praticamente mi dà un calcio in bocca, non mando nessun lamento però (solo il padrone avrebbe il diritto di farmi male) perché il nuovo venuto mi piace e vorrei farlo contento. “Adesso pulisci anche dove hai sporcato, non sei a casa tua lurida merda“. Sono un po’ preoccupato, lo sporco di questo cesso non è certo la buona piscia che non ho saputo trattenere, c’è una fanghiglia… il padrone non ha mai messo a rischio la mia salute… ma l’ordine è chiaro, mi lancio a leccare una pozza di buon piscio, purtroppo con pezzetti di mie feci galleggianti ma il padrone mi ferma: “No no che fai non capisci quando scherzo coglione?“. Lo guardo con tutta l’adorazione che mi è concesso manifestare dal fondo della mia inutilità. “Stupida vacca” il padrone mi schiaffeggia sorridendo, è buono con me, infatti mi premia spingendo la mia faccia sul cazzo durissimo del nuovo arrivato.

E’ scoppiato a ridere quando gli ho raccontato che una volta ero venuto quando un Padrone mi aveva scoreggiato in bocca. Ho sentito nella sua risata una nota sincera, fuori dai ruoli che stavamo giocando e profondamente umiliante. Avevamo poco tempo e nessun posto dove andare ma l’ha usato bene. A ogni androne di casa che potesse dare un po’ di riparo, anche poco, mi ha schiaffeggiato, sputato in bocca, fatto leccare le dita con cui si era strofinato il cazzo. Nel camerino di un grande magazzino mi ha fatto spogliare nudo e ha deriso il mio cazzetto. In un bar ha deciso cosa dovevo bere e mi ha concesso di pagare anche la sua consumazione. A ogni schiaffo, a ogni sputo in bocca misuravo la mia capacità di sottomissione ed ero piuttosto soddisfatto. E’ stato un premio eccessivo per me nel bagno di un edificio pubblico poter prendere in bocca il suo cazzo, sentirlo ingrossare fra le mie labbra. Se non fossimo stati disturbati da un inserviente dei bagni che ci ha bussato avrei avuto il regalo del suo godimento sulla mia faccia. Credo.

Sherazade

Ti racconto una storia?

Prego

Lo scopo è darti piacere, quindi mi dovresti dare uno spunto, dominazione? insulti, fist? pissing ecc.

Perché vuoi raccontarmi una storia?

Perché hai diciotto anni, sei molto bello, sei venuto due volte sul mio profilo e penso sia l’unica cosa che potrei darti con un qualche minimo valore per te.

Come siamo profondi

Grazie.

Una a tuo piacere

Diciamo allora quella del giovane master inesperto che mi ha dato un indirizzo e mi ha detto di aspettarlo lì nudo, con il culo in aria, pronto a qualsiasi cosa

E tu ?

Sono entrato all’indirizzo che mi aveva dato. C’era un’unica stanza, vuota, con un letto nel centro e un materasso coperto da asciugamani. Due porte chiuse che non ho però neanche provato ad aprire. Non mi sembrava ci fosse nessuno in casa. Ho aspettato un po’, poi mi sono spogliato e messo come mi aveva chiesto sul letto. Ero spaventato e spaventosamente eccitato

Poi

Sul letto c’era solo un plug gonfiabile e un biglietto: “se non vuoi che lo usiamo, toglilo dal letto”. L’ho lasciato lì. Sono rimasto in posizione un sei sette minuti, mi sono sembrati lunghissimi, ma c’era sul muro un orologio che faceva uno scatto a ogni minuto che passava e li avevo contati. Sai cos’è un plug gonfiabile?

Ovvio

Dopo quei minuti di interminabile attesa sento rumori nella stanza, lui è silenziosissimo, non mi dice niente, sento che mi schiaffeggia il culo, piano, solo per sentire se è sodo o molliccio (è ancora sodo). Lo vedo dalla specchiera che c’è nella stanza, unico altro mobile insieme al letto, è giovanissimo, magro, peloso, non palestrato ma molto molto sexy, potrebbe avere chiunque e questo mi spaventa.

Perché?

Perché allora forse vuole fare cose estreme che nessuno gli consente di fare.

E poi?

Mi gira tutto intorno, mi guarda da tutte le parti. Mi allarga meglio le gambe, mi tocca i coglioni e il cazzo, mi dice: “la prossima volta vieni con il cazzo ingabbiato”.
Io dico “sì padrone” e godo del fatto che abbia parlato di una prossima volta, vuol dire che gli piaccio abbastanza. La voce è giovane, roca, ha un leggero accento non italiano ma non capisco di dove possa essere. Sai cosa intendeva con cazzo ingabbiato?

Si. Conosco tutte queste belle cose e toys

Ti piace l’idea che l’altro non possa godere mentre tu gli fai quello che ti piace?

Molto

Intanto mi mette il suo piede sotto il naso, ha calzini portati da almeno un paio di giorni. Se ne toglie uno, umido di sudore, e me lo mette in bocca. Con il calzino in bocca sento l’odore ancora di più, è forte, ma mi fa eccitare, poi saprò che non gli piace un gran che farsi leccare i piedi ma che gode per l’umiliazione che implica.
Continua a girarmi attorno per un po’ come se non avesse ancora deciso cosa fare. Poi prende il plug e me lo infila nel culo. Entra liscio, anche se non è proprio piccolo neanche da sgonfio. Comincia a gonfiare il plug e sento che si allarga dentro di me. Cazzo mi piace, mi piace. Toglie il calzino e comincio a mugolare, cazzo mi piace…

E poi ?

Non mi sono mai sentito così, mi sento tutto il suo potere, aperto, sfondato.  Faccio capire quanto mi piace evidentemente, perché dice “che troia!” e poi “solo con un pezzo di plastica, cosa fai con un cazzo in culo, canti l’avemaria?”

He he, vero

Sempre tenendo la pompetta in mano si siede sul letto, è nudo anche lui, sento l’odore del suo cazzo mentre si avvicina alla mia bocca. Ha un bel cazzo, non enorme ma bello duro, deciso, come piace a me. Cerco a naso, letteralmente, facendomi guidare dall’odore, di prenderglielo in bocca ma mi dà uno schiaffo: “non ti ho ordinato di succhiare, troia”. Gonfia ancora un po’, rabbioso. Se tirasse fuori il plug adesso mi romperebbe tutto.

Che idea…

Invece di rompermi il culo ha ripreso il controllo, ha sgonfiato il plug e me l’ha tirato fuori, si è messo dietro di me e ha cominciato a spingermelo contro. Ma invece di cominciare a venirmi dentro come pregavo che volesse fare si ferma. “Devo pisciare”. Cosa pensi che abbia fatto allora?

Ti avrà detto di aprire la bocca

Non subito, è un ragazzo molto ordinato: si è alzato e poi è entrato in una porta, ho sentito che armeggiava in bagno, poi è tornato vicino a me, ha poggiato un secchio vicino al letto, poi ha detto “girati sulla schiena e vieni un po’ verso di me”. Per un po’ sono rimasto lì con la testa penzoloni, poi ho cominciato a sentire la sua piscia calda sulla faccia. “Apri la bocca, cesso”

E tu ?

Io ho tirato su la testa, perché non mi andasse anche nel naso e ho cominciato a bere, era puzzolente, di sapore forte. “Ma che puttana schifosa, bevi la piscia di tutti? che schifo”, mi ha sputato in faccia, e poi di nuovo in bocca
Ho mandato giù tutto, piscia e poi la saliva.
Poi mi ha rimesso con il culo all’aria. “Adesso ti rompo”. Mi ha rimesso il plug e ha ricominciato a gonfiarlo. Intanto mi ha girato la testa e mi ha infilato il cazzo in bocca

E poi?

Sentivo ancora il sapore della piscia e ho cominciato a succhiare anche se ero in posizione scomoda. Ma lui non voleva una pompa, mentre con una mano ancora gonfiava, con l’altra mi ha premuto la testa per tenerla ferma e ha cominciato a scoparmi la bocca.
Mi entrava e usciva dalla bocca con violenza, fregandosene se mi faceva male e che mi stava soffocando, per fortuna ha smesso di gonfiare perché mi si stava veramente spaccando il culo e avevo voglia di urlare
Godevo come non mai capitato, e infatti mi agitavo. A un certo punto lui ha tirato fuori il cazzo, mi ha messo la mano sul collo e mi ha intimato di smettere di mugolare come una cagna.

Ma tu sei una cagna

Veramente difficile per me in quel momento, infatti.
Ha sgonfiato un poco il plug e poi l’ha tirato fuori con un colpo secco, pensavo ecco adesso ha rotto tutto
Invece mi aveva dilatato abbastanza, ha cominciato con tre dita di una mano. Io ero stato fistato nella mia vita solo un’altra volta e quell’altra non era riuscito a entrare neanche con tutta la mano. Lui è arrivato a polso.
“Ma guarda come gode questa vacca schifosa”.
Mi ha rimesso con la testa penzoloni e ha cominciato a fottermi in bocca sul serio, uno, due minuti, poi ha sborrato e io me la sono dovuta bere tutta.

Bene vacca che non sei altro.

D. cucciolo violento

I 50 euro che gli do ogni volta non sono neanche una mancia per il piacere che mi da. Cazzo, D.: mi fai godere come un riccio. L’ho incontrato la prima volta in un parco. Stavo succhiandolo a un tipo indiano che spompo spesso, H., gli piace mettermelo in bocca davanti a tutti e quando si avvicina qualcuno gli si indurisce di più. D. ci è girato attorno un bel po’ e H. gli faceva cenno di avvicinarsi da tanto che non ci speravo più. Lo intravedevo mente lavoravo il cazzo dell’indiano. Piccoletto, tozzo, peloso, si ravanava fra le gambe, la situazione lo eccitava. Quando si è deciso a venire vicino gliel’ho subito preso in bocca e lui ce l’aveva duro, sporco, sugoso. Ho fatto venire in fretta H., so come fare, e mi sono dedicato a D. che aveva un ghigno sprezzante molto sexy. Bushtër! avrei capito solo molto dopo che  mi stava dando della troia, ma il tono non era equivocabile e mi sono messo a pomparlo ancora più forte, così lui mi ha dato un leggero schiaffo e io giù con il suo cazzo in gola che si gonfiava.  Mentre succhiavo ho preso un preservativo e gliel’ho messo in mano, così l’ha indossato in fretta e mi ha dato uno spintone per farmi piegare, ma io ero già pronto e con la saliva della pompa, che era venuta abbondante e densa, mi sono lubrificato il culo, H. intanto era restato lì e se lo menava ancora, eccitato dalla scena. E’ entrato in modo brutale, ma già facendomi godere. Come ho imparato le volte successive che ci siamo visti, a D. piace la scena di stupro, mettermi la mano sulla bocca per non farmi urlare o spingermi la testa contro qualcosa, mentre lui dà colpi i più forti che può. Lo eccita se resisto, lo sento su per il culo, nel modo in cui si muove, spinge e vuole fare male. Ma allo stesso tempo c’è in lui ancora qualcosa del cucciolo che gioca e graffia, ma che basta uno sguardo per mettere al suo posto. Gli piacciono i miei atti di adorazione, da sotto in su, il momento più eccitante per lui è quando vince il suo buon animo e fa qualcosa di brutale, non concordato, che lui pensa possa essere un po’ troppo. Allora gli si gonfia ancora di più e sborra come se  fossero mesi che lo trattiene.

Travestito per caso

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U. X. mi ha convinto che per ciucciare tutti i cazzi albanesi che voglio mi basta mettermi una parrucca, un po’ di trucco e vestirmi da donna. Ci pensa lui poi a portarmi nel posto giusto. Che risulta essere casa dei suoi cugini dove appena entro sento una gran puzza di piedi e di sudore. Ha tenuto le luci basse e sento che ci sono più persone ma non vedo in faccia quasi nessuno. Mi butta in mezzo alla stanza e io cado, sento ridere. Sento voci eccitate, forse ubriache, certo alterate. Realizzo che sto per provare una vera gangbang, priva di quegli aspetti del tutto irrealistici che mi infastidiscono nei video porno (perché tutti quei figoni aspettano col cazzo in mano che si liberino uno dei due soli buchi disponibili?). Ho paura ma sono anche molto eccitato. Conto su U. Non permetterà che mi facciano (troppo) male.  E comunque non mi sembrano aggressivi, non sento intorno un branco di stupratori, che forse è la cosa che desideravo profondamente senza dirmelo. Il mio trucco è un leggero schermo di protezione: ho una parrucca che devo stare attento a non farmi togliere, gli occhi bistrati e le labbra colorate, i vestiti femminili. So che qualcuno gode anche solo di questo ma a me non aggiunge nulla anzi un poco mi disturba, mi sembra che non accada direttamente a me quello che sta per succedere. Che poi cosa? Da qualche parte in questa casa c’è un cesto della biancheria sporca veramente puzzolente che nessuno avrà la bella idea di ficcarmi in bocca mentre mi inculano. E quei bei piedoni sporchi non gli verrà neanche in mente di mettermeli sulla faccia, o di pisciarmi addosso. Non se neanche se mi inculeranno, vorranno il loro pompino a testa e al più pretenderanno che mandi tutto giù. Ok per me.

Ancora odori

DominoBoy si fa pregare tutta una giornata prima di concedermi di raggiungerlo. E’ sera ormai, dopo che è stato tutto il giorno in rete e non ha trovato niente che lo smuovesse veramente. Avevamo cominciato a chattare già al mattino ma ovviamente sperava in qualcosa di meglio. Mi descrive dettagliatamente cosa gli piace (farsi leccare i piedi, face sitting, trampling ecc.) io sono talmente eccitato dalla faccia e dal fisico pieno e sensuale di questo ventottenne che prenderei in considerazione anche cose lontane dai miei gusti, figuriamoci un bel paio di piedi puzzolenti (che vedo nel profilo e già le foto mi basterebbero per una sega).

Quando arrivo  è sexy come mi aspettavo, in short e maglietta che ha recuperato dal fondo del cesto della roba da lavare e si sente. C’erano anche dei calzerotti, mi dice mentre si siede su una poltrona e solleva una scarpa da ginnastica. “Le ho messe per te” dice “anche con questo caldo” e sorride obliquo. Mi inginocchio e comincio a baciare le scarpe, non si sente odore però, con i denti comicio a slacciarlo, lui taglia corto e se ne leva una con l’altro piede, oh adesso sì. Bacio la spugna sporca e umida, distinguo il rancido del sudore vecchio da quello amaro fresco, benedetti adorabili batteri. Toglie le calze non so se più umide di lui o della mia saliva, comincio a lavorare con la lingua bene in mezzo alle dita. Mi metto a pancia in su e lui si alza dalla poltrona, in piedi, con il piede sulla mia faccia completamente dominatore, se mi fossi portato un plug adesso mi bagnerei di sicuro. Mi spoglio e lui mi mette il piede sulla pancia, mi monta sulle gambe, mi giro e gli chiedo di camminarmi sopra ma lui dice che ha paura di farmi male, mi giro di nuovo e si accuccia sulla mia faccia, sento la puzza degli short. Con le labbra mi impadronisco di un lembo che sulla lingua grattava come indurito da piscio secco o sperma. “Bravo, bravo”, si toglie gli short e mi piazza il buco del culo sulla bocca, con precisione millimetrica. Lecco, lecco, succhio.  Mi infila un cazzo largo e deciso dentro la gola, e mi fotte per un po’ fino a quando l’apnea me lo consente, tossisco, mi piangono gli occhi come fontane e mi esce saliva che ad ogni buon conto approfitto per spalmarmi sul mio buco del culo. Non abbiamo parlato di scopare e temo che non sia neanche interessato: era implicito che mi sarei fatto bastare i suoi odori. Ma lui nota il mio movimento e sbotta “che troia!” con un ghigno obliquo, “vieni che ti premio”, con uno schiaffo mi fa girare, poi si mette un profilattico e me lo appoggia, spinge. E’ largo ma anche duro, entra abbastanza facilmente, intanto che mi incula mi fa leccare le dita che si è infilato nel suo di culo, belle saporite. Poi recupera un calzino e me lo mette in bocca. Godo come poche altre volte nella mia vita.

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Dominante_skin mi contatta su GR. Il suo profilo mi piace molto, è diretto, simpatico. Ci invita tutti a fargli delle proposte interessanti, perché di troie ne ha fin troppe. Basandomi sulle immagini che ha messo (un paio di calze sportive sporche e un boccale di liquido giallo), gli scrivo: “annuso le tue calze, ma NON bevo il tuo piscio. Puoi incularmi come vuoi, prendermi a sberle, sputarmi in bocca. In sauna puoi costringermi a prenderlo in bocca o nel culo (con il profilattico) da chi vuoi. Interessa?”. Mi scrive sì, mi chiede una foto. Va ancora bene.

Abbiamo concordato alla sauna vicino a Lambrate. Lo riconosco all’armadietto. Sono emozionato e ho quasi paura di svenire dalla voglia. Vedere come è sexy mi fa mancare il fiato, letteralmente ansimo. E’ giovane come diceva di essere, magro, nervoso, concentrato. Rasato con dei tatuaggi neri, il viso duro segnato da un sorriso quasi una smorfia di scherno. Ha i peli folti e rigogliosi sul petto e sulle gambe, negli occhi una stilla di dolcezza e fragilità. Un tipo così può avere tutto da me. Tutto. Non sono più preoccupato di avere un po’ bluffato con il mio messaggio.

Appena mi avvicino, nudo con l’asciugamano, lui mi mette un collare e mi tira giù agganciando l’anello, mi spinge la faccia nel suo armadietto, sulle sue scarpe puzzolenti, ancora calde e umide. Sei fortunato – dice – che oggi non ho le calze se no te le prendevi in bocca e le tenevi tutto il tempo. Chiude l’armadietto e mi trascina ancora con l’anello verso il bar, non è più alto di me, ho voglia di mettermi a quattro zampe per compiacerlo ma mi trattiene sporco per terra. Lui non me lo chiede. Non sono ancora riuscito a dire una parola. Ordina una birra grande e dice al barista “mettila sul suo conto, tanto è per lui”, e ride della sua battuta. Rido anche io e ride pure il ragazzo rumeno del bar, che però non ha capito, nonostante il collare e l’aria adorante che devo avere. Lo seguo nel labirinto, cerca una cabina bene illuminata. Mi spinge dentro, resto a quattro zampe e comincio a leccargli i piedi che puzzano ancora delle scarpe da ginnastica. “Bravo bravo” mi tiene la faccia giù spingendo con il piede. Poi si abbassa e mi infila il cazzo in bocca. E’ duro, anche quello nervoso, non troppo grosso, ma lungo. Ma ha subito un momento di insofferenza, dice, “vieni troia”. Entriamo nella sauna umida, buia. C’è un tipo, seduto, lo conosco, lo vedo sempre qui, Dominante_skin mi prende il collare e mi spinge la faccia sul suo cazzo. E’ uno che mi piace, ma altre volte che l’ho incontrato mi ha sempre mostrato indifferenza. Mi aspetto che se ne vada. Invece rimane lì, anzi si apre l’asciugamano e ce l’ha duro. Ha un cazzo piccolo e sul bordo della cappella ha quelle piccole bolle di grasso, avete presente? Ma lui mi piace e il mio padrone ordina “succhia”. Mi impegno senz’altro. Lui mi ravana il culo, si mette il profilattico e mi incula. Entra da padrone nel mio culo, è suo, è sempre stato suo. Lo è al punto che per me può darlo a chiunque, come gli ho scritto.

Mi stacca dal tipo con le bolle di grasso sulla cappella tenedomi per un’orecchio, tira deciso senza farmi male ma dominandomi, completamente, adesso sono pronto a leccare il pavimento se lo desidera. Invece vuole che mi stenda sulla panchina a pancia in su. Comincia a pisciarmi sulla faccia. Un getto enorme, inaspettato, caldissimo. Lo vivo in quel momento, poi non sarà più con nessuno la stessa cosa, temo, come un dono, apro naturalmente la bocca e ne mando giù un sorso. Altri seguono il suo esempio, sento che mi pisciano sulla pancia, sul buco del culo che ho esposto divaricando le gambe. E’ sufficiente che mi sfiori per eiaculare. “Non ti ho dato il permesso di venire”, protesta il padrone. Si mette un nuovo profilattico e mi incula mentre altri continuano a pisciarmi addosso. Vengo una seconda volta dopo avere ricevuto il permesso.

Così immagino di superare i miei limiti

Dominante

Grosso e dritto in culo

Amil è indiano. Ha trent’anni, un po’ pesante, begli occhi neri. Gliel’ho succhiato un pomeriggio dopo il lavoro, ha un bel cazzo duro e puzzolente. Voleva incularmi, anche, anzi soprattutto, ma in macchina è un’operazione troppo complicata così ci siamo dati appuntamento per un altro giorno, con un po’ più tempo per andare al fiume Oglio. Mentre lo riaccompagnavo mi chiedeva cosa mi piacesse e gli ho detto che adoravo prenderlo in bocca e in culo insieme, sorprendendolo e – sul momento – mi sembrava quasi con scandalo (perciò ho taciuto che la pisciata che aveva fatto prima di cominciare mi sarebbe piaciuto l’avesse fatta addosso a me). Non immaginavo che al secondo incontro mi avrebbe subito proposto un operaio suo compagno di lavoro. Ivoriano, alto e grosso, con una faccia scalcagnata ma che subito mi ha eccitato.

Pur non sentendomi del tutto a mio agio ho accettato, anche quando ho capito che in pratica Amil gli aveva venduto il mio culo per 10 euro. Intraprendente! Ma tutta la cosa mi eccitava tanto che mi sarei fatto sbattere lì nel parcheggio della loro fabbrica, dove avevamo appuntamento. Nel bosco Idris ha subito cominciato a tirarmi giù le braghe, ma perché aveva una voglia che gli si stava staccando, non per scortesia, anzi. L’avrei apprezzato anche più brusco. Io però ho messo a tutti e due il profilattico e cominciato a succhiarli a turno. Al confronto con Idris, Amil sembra un bambino, anche se non ha un cazzo piccolo (come altri indiani). Visto l’entusiasmo di Idris e il suo continuo cercarmi il culo, mi metto in posizione, e intanto succhio Amil. Idris entra subito, con forza, facendomi un po’ male , anzi, no: togliendomi il fiato ma senza dolore: avevo troppa voglia. Amil che l’altra volta era molto eccitato stavolta è quasi moscio, sorveglia la transazione, credo. Che va bene perché Idris gode, sento che si fa strada dentro con gusto. Sa scopare l’ivoriano. Lo pagherei io per questo. Viene con un grugnito, quasi un urlo, e nel profilattico lascia un litro di sperma. Ho la tentazione di versarmela addosso ma non sono sicuro di riuscire a lavarmi nel fiume. Inoltre non so se gli farebbe piacere. Ride imbarazzato. Non è affatto un brutto ragazzo, anzi. Mi applico a far venire con la bocca Amil che però vuole venirmi in culo anche lui. La strada è apertissima, entra come nel burro e dopo un minuto grugnisce lui pure. Li riporto al parcheggio. Dico a Idris: quando vuoi, concorda con Amil. Mi piace fare la troia a pagamento.

Due cazzi e un manico

Da qualche giorno mi sono reso conto che i cessi della stazione di B., dove ricordo di avere battuto a lungo da ragazzo, e che poi sono stati sottoposti a sorveglianza, adesso sono di fatto nuovamente senza sorveglianti. O forse no, si aprono in teoria solo con una moneta ma basta aspettare che qualcuno esca e ci si può infilare, dentro nessuno che sorvegli (a meno che non ci sia una telecamera). La settimana scorsa ho notato un bellissimo ragazzo arabo entrare in questo modo. Dopo poco l’ho seguito. Lui si era chiuso in un bagno, ho provato a entrarci ma la porta è restata chiusa. Nel frattempo era entrato un tipo che conosco, batte anche al centro commerciale lì vicino, è giovane e ha un bel cazzo, ma credo sia passivo. L’ha tirato fuori e me l’ha fatto toccare, ma non è voluto venire nel wc. Avevo una voglia di succhiarglielo che l’avrei staccato.

Be’ oggi sono stato di nuovo lì con il mio pakistano di 23 anni. L’idea era solo trovare un posto dove succhiarlo per bene. Ci mettiamo in uno dei wc, era tutto vuoto. Mi siedo sulla tazza, ci sono le tazze anche nei bagni dei maschi. Glielo tiro fuori e comincio a succhiarlo, ce l’ha sempre bello duro e poi gli piace un sacco. Vado avanti un bel po’, poi sentiamo dei rumori. Lui non fa un sospiro, di solito, e io quindi continuo a pompare piano. Ma la porta viene spalancata e entra un inserviente delle pulizie. E’ pakistano anche lui, belloccio, una bella barba e lo sguardo penetrante. Guarda il mio M. serissimo. Lui non si scompone e mi riavvicina la bocca al cazzo. Io lo riprendo in bocca. L’inserviente se ne va per un minuto, poi ritorna. Si sbottona la tuta e se lo tira fuori. Prendo in bocca anche il suo. Non è molto grosso ma anche questo lungo e molto duro. Puzza un po’ di piscio e ha come un sentore di cumino. Li alterno in bocca, poi li prendo tutti e due. L’inserviente mi fa alzare dalla tazza e mi fa girare. Penso che voglia mettermelo in culo e gli dico “aspetta, preservativo” ma lui dice no, e poi dice una cosa a M. nella loro lingua. M. mi si mette davanti e ricomincio a succhiarlo. Dietro l’inserviente mi ficca in culo il manico della sua scopa. Non mi fa male ma mi sento umiliato, l’inserviente ride, lo muove su e giù, intanto mi spinge  la testa a succhiare M. Che viene preso, mentre io, sempre con il manic0 in culo, mi volto per succhiare l’inserviente, che gode subito anche lui e mi sborra in faccia. Mi tolgo il manico dal culo ma l’inserviente lo prende e me lo mette sotto il nasso, puzza di merda, poi lo spinge sulle labbra e capisco che vuole che lo pulisca, cosa che faccio, lentamente, guardandolo, sottomesso. Lui sorride e fa una smorfia, poi dice “via! fuori”. Usciamo. Cazzo mi è piaciuto.

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Gangbang

Sono in una spiaggia parecchio appartata, frequentata infatti quasi solo da gay, nudisti e anche coppie che cercano un terzo, e qualche volta consumano pure qui, tanto è isolata, adesso poi è pomeriggio tardi e non c’è proprio nessuno qui intorno, mi sorprende e mi inquieta sentire voci arrivare, sono cinque ragazzotti. Anche loro si stupiscono di vedere qualcuno, si piazzano poco lontano su uno scoglio. Parlano italiano ma non sono italiani, sono un gruppo misto con un magrebino, un albanese o rumeno e tre, mi pare pakistani o indiani. Il magrebino e l’albanese in particolare mi sembrano dei bei pezzi di ragazzi, ma non mi arrischio a guardarli troppo, non voglio attirare la loro attenzione, mi fanno paura. Localizzo tutte le mie cose per raccoglierle appena smettono di lanciarmi sguardi e andarmene. L’albanese è proprio un figo, è a torso nudo ha i capelli cortissimi e tatuaggi, lo sguardo duro. Uno dei pakistani, che ha come gli altri due l’aria gentile, dice qualcosa all’orecchio dell’albanese. Scoppiano a ridere e adesso mi guardano tutti. Comincio a riempire lo zaino ma tremo di paura e di una strana eccitazione che mi fa un vuoto alla bocca dello stomaco. Penso siano camerieri di un albergo. Erano qui per fare il bagno ma sono anche un po’ sovraeccitati, forse sapevano delle coppie che frequentano questa spiaggia. Anche il ragazzo magrebino è bello, un naso diritto e forte, il petto ampio. I tre pakistani se ne stanno dietro, quello che ha detto qualcosa all’albanese mi pare di conoscerlo. Si toccano la patta tutti e cinque più volte, ridacchiano, si guardano intorno e mi guardano.

L’albanese si avvicina a me, il magrebino lo segue. Si piazzano davanti a me, ancora seduto a terra sul mio asciugamano. “Mio amico dice che fai le pompe”. Lo guardo spaventato, valuto se dire sì o no e faccio per alzarmi in piedi, ma lui mi fa ricadere seduto, adesso sono tutti intorno. L’albanese tira fuori il cazzo duro e dice “lecca”. Io obbedisco guardandomi intorno, gli altri ridono, sono imbarazzati ma si tengono le mani sulle patte gonfie. Il magrebino tira fuori il suo, quello dell’albanese è grosso sembra sul punto di scoppiare, ha una cappella enorme e un rigonfiamento a metà, puzza di piscio, invece quello del magrebino è più lungo, ben proporzionato, ancora non completamente rigido. L’albanese mi spinge la testa verso il cazzo dell’arabo, “succhia”. Lo prendo in bocca e comincio a pomparlo, si indurisce subito, e il ragazzo dice qualcosa che non capisco. L’albanese se lo mena, ride, mi dà dei colpi sulla testa perché mi entri fino in fondo il cazzo dell’altro. L’arabo sospira, sento che sta per sborrare già e mi stacco da lui, così mi viene sulla guancia un po’ e sulla maglietta, “vacca! no” dice l’albanese e prendendomi per i capelli mi infila il suo cazzo in bocca, faccio fatica a succhiarlo bene, ma lui mi prende per le orecchie e comincia a fottermi, “così” dice, va avanti per alcuni interminabili secondi, poi quando sta per venire mi preme la nuca e mi tiene fermo in modo che la sua sborra si versi tutta in gola, sento il getto come da un rubinetto, ma scende giù senza intoppi, ride, dice qualcosa e sempre tenendomi per i capelli mi spinge verso uno dei pakistani che ha un cazzo altrettanto grosso e nero. Questo le mo infila tutto, segue l’esempio dell’albanese fottendomi in bocca, ma con meno convinzione: quando viene la sputo fuori, è il turno del secondo pakistano che ha un cazzo duro e sottile, ci mette un po’ a venire, infatti il terzo che se ne stava vicino menandoselo, mentre gli altri si sono un po’ allontanati, quando è poi il suo turno mi sborra sulle labbra appena glielo tocco. L’albanese intanto prende il mio zaino e lo rovescia, ma non ho niente con me, neanche il cellulare perché l’ho dimenticato, nota però un profilattico, lo prende lo scarta e se lo mette sul cazzo ancora rigido, mi fa mettere alla pecorina mi tira giù il costume e mi incula con un solo colpo, lancio un lamento ma devo dire quasi solo di piacere, la mangiata di cazzi mi aveva completamente allargato il buco e reso pronto. Il magrebino avvicina il piede alla mia faccia a terra, si toglie la scarpa da ginanstica e me la mette sotto il naso, puzza molto, mi ficca il piede sudato in bocca. L’albanese sta dando dei colpi che mi schiantano, lecco il piede, poi a un certo punto sento arrivare della piscia calda in faccia. Uno dei pakistani si sta svuotando sopra di me, mentre altri ridono forte, e gli danno pacche sulla schiena. Mi ritraggo istintivamente, ma l’albanese mi preme la faccia a terra nella pozzetta di piscio che si è formata. Viene con un grugnito come se questa scena fosse stata la goccia finale. Esce lentamente. Si alza, mi rovescia sulla schiena con il piede. Anche il magrebino mi piscia addosso. Quando ha finito, se ne vanno tutti.

Peccato sia sono una fantasia nel secondo paragrafo. In realtà, mi hanno lasciato andare via anche se qualche idea secondo me era venuta loro.

Shqiptare

Caush mi ha scopato per un periodo, anni fa. Lui è splendido, biondo grigio, magro, nervoso e sensuale. Dopo il primo incontro per caso su un treno, mi ha cercato al telefono che gli avevo lasciato senza nessuna speranza, e mi ha trombato ogni tanto quando smontava dal cantiere, nel parco del comune dove lavoro. Gli piaceva trattarmi male, spingermi la testa sul suo bel cazzo dritto e sempre duro, tirarmi giù le braghe di fretta e sbattermelo senza tanti complimenti, prima di vederlo mi mettevo sempre lubrificante su per lo sfintere e lui credeva che mi bagnassi come le donne. Mi insultava anche in albanese. Ci metteva un po’ della rabbia che covava contro gli italiani, per lo sfruttamento, la discriminazione.  Ma non mi ha mai chiesto soldi, era fiero, non aveva neanche un po’  l’attitudine della marchetta. Mi ha fatto godere immensamente quelle poche volte che ci siamo visti, in modo che mi ha segnato per sempre, anche adesso un albanese poco interessante e quasi sfatto vale più di un figo italiano per me. Basta che abbia quell’aria incazzosa, quel modo di guardarti come a dire ti sfondo. MI faccio ancora delle seghe però su una delle ultime volte che ci siamo visti, dove non è successo niente ma ho sentito con tutto me stesso che siamo stati lì a un passo dalla gangbang. L’ho incontrato semplicemente all’ora in cui spesso mi chiamava, seduto a un baretto vicinissimo al parco. Con lui altri due muratori albanesi della sua età, non rasati, uno più grosso, l’altro biondo come lui, secco. Ho visto nel suo sguardo un lampo, la voglia di farmi inculare dagli altri due, e farcire di cazzi, nel parco appena lì dietro. L’ho salutato con un minimo accenno, e lui un po’ preso alla sprovvista, ha fatto per alzarsi. Ho visto che deglutiva l’onda del desiderio che lo ha investito al pensiero che lo ha attraversato in quel momento esattamente come ha atterrato me. Ansimavo mentre mi allontanavo, e speravo, ed ero terrorizzato, e speravo mi richiamasse.

Toilette man

Sono mesi che ci penso. La sauna ha due bagni, uno con le porte a vetri, se si lascia aperto si vede dentro uno dei wc. Da settimane fantastico di mettermi lì, accucciato vicino alla turca, in attesa, sottomesso. Appunto. Finalmente ci riesco. vicino al pavimento l’odore di piscio è più forte, non mi da fastidio. Tolgo l’asciugamano. Già essere così esposto agli sguardi di quelli che passano e capiscono cosa voglio, probabilmente, mi eccita oltre le previsioni. Mi batte fortissimo il cuore. Me ne sto lì un pezzo e va bene perché l’emozione non riesco a contenerla, anche se non sta succedendo niente, sono proprio una mammoletta.

Un tipo apre la porta, mi guarda, ma se ne va. Un altro vedo che continua a ripassare dietro il vetro. C’è un orso giovane e basso che si ferma, mi sorride, cazzo tu sì, vieni, vieni. Invece no. A entrare alla fine è una delle marchette della sauna, corpo non proprio perfetto, ma è giovane, chiaro di carnagione, rumeno credo, faccio per spostarmi pensando che deve proprio pisciare, invece mi dice no stai se vuoi, comincia semplicemente a pisciarmi addosso, sul petto, poi io mi chino e lo prendo sulla testa. E’ la mia prima pisciata addosso, almeno così, da uno sconosciuto come ho sempre fantasticato. E’ calda abbondante, odora di qualcosa che non riconosco. Non dura molto, il cuore va a mille. Lo guardo per vedere se gli tira. Fa un ghigno. Ce l’ha barzotto. Mi mette un piede in faccia che io lecco, è sudato, puzza.  Dice qualcosa nella sua lingua, poi “puttana” e “che schifo”, mi dà una sberla, forte, tira su e mi sputa in faccia, esce. Io resto lì, con le dita mi succhio il suo catarro prima di venire e mettermi a piangere dal godimento.

Il primo appuntamento deliberatamente SM

Lui sembra, dal nick su Gayromeo e dalle foto che ha messo, interessato soprattutto a farsi leccare e annusare i piedi. Io so che è una cosa che mi attizza solo in rare occasioni, e tuttavia lo contatto. E’ un ragazzo serio, ci diamo appuntamento e dopo poco sono nella sua auto. E’ estate, mi porta in un posto all’aperto che conosce. In teoria, e di solito, non sono così sventato ma Davide può vantare una faccia davvero rassicurante, ha poco più dei 31 anni che dichiara. In auto cerca di capire se gli annuserò ben bene i piedi, mi promette odori forti. Io dico a me stesso, va be’, vediamo, e intanto bleffo un po’, gli racconto di aver già annusato piedi, di averli leccati, di essermi fatto prendre a calci, anche se non è vero. Il tipo mi ispira tutt’altro che la troia passiva che vorrei tirare fuori, ma voglio andare avanti. Arriviamo in un posto che mi sembra tutto tranne che appartato, vedo l’autostrada dietro un filare rad di alberi. Mi guardo intorno perplesso ma lui mi rassicura e comincia a togliersi le scarpe per mettermele sotto il naso. Io mi tolgo maglietta, pantaloncini e mutande, resto nudo mentre lui toglie solo la maglietta. Ha un fisico segnato, magro ma atletico. Mi viene voglia di baciarlo ma mi ricordo che siamo lì per tutt’altro. Tira fuori il cazzo che è bello grosso. Glielo prendo in mano, ma lui mi mette la sua scarpa in faccia, mi ordina di annusare. Io obbedisco, sento poco in realtà, un odore come di gas, di ossido. Mi inginocchio e gli annuso le calze, se le toglie e mi mette un piede sulla faccia. Sarebbe la famosa umiliazione che cerco. Ma la situazione non mi permette di eccitarmi come vorrei.  Ho voglia di succhiargli il cazzo, ma nel profilo ha scritto che non cerca “le solite pompe”.

Mentre lecco il suo piede mi dà dei calci con l’altro, ma questo non aumenta la mia eccitazione, a un certo punto dice “devo pisciare” e forse si aspetta che mi metta a prendermela in bocca. Invece io penso che non ho niente poi per pulirmi e comunque in bocca, per elementare misura profilattica, non voglio prendere la piscia. Anche se l’idea mi piace, mi eccita. Si mette a pisciare e io mi bagno solo la mano. Quando ha finito gli bacio il cazzo, lui mi rificca la testa nella sua scarpa, dove non sento proprio odori. Si fa una sega e viene. Me la faccio anche io leccando il suo cazzo. Finito. Ci rivestiamo. Nonostante le promesse, non ci siamo mai più visti.